Lo dice lo studio “La filiera dell’elettronica italiana: un’eccellenza internazionale” presentato da Elettricità Futura a cura della LUISS Business School.

 
 

L’industria elettrica sta attraversando un periodo di forte cambiamento, determinato da due leve fondamentali: le politiche volte a contrastare il cambiamento climatico, priorità nelle agende di tutti i governi e le innovazioni tecnologiche che stanno modificando il modo in cui l’energia viene prodotta, distribuita e consumata.

Un settore in cui l’Italia ricopre un ruolo chiave, come spiega Simone Mori, presidente di Elettricità Futura: “Alcune grandi, medie e piccole imprese si sono rese protagoniste di questo processo di transizione grazie alla capacità di investimento e di innovazione. Insieme alla Farnesina vogliamo far conoscere maggiormente gli elementi di forza del nostro settore anche in un’ottica di collaborazione futura, per portare sulla scacchiera internazionale queste nostre capacità”.

In questo contesto, la nascita di Elettricità Futura dalla fusione di due associazioni, Assoelettrica e assoRinnovabili, due mondi che fino ad allora erano stati molto distanti, ha rappresentato un segnale importante, come dichiara Agostino Re Rebaudengo, vice presidente di Elettricità Futura: “A più di un anno dalla fusione, ci riteniamo soddisfatti proprio perché abbiamo capito che le sfide di oggi non sono collegate al desiderio di conquistare un pezzo di mercato in più, ma a quello di raggiungere e cogliere al meglio le opportunità della transizione energetica”.

 

Abbiamo un appuntamento di sistema e il nostro Paese ha tutte le condizioni per poter essere leader nel settore delle rinnovabili”, ha commentato il direttore generale per la Promozione del Sistema Paese, Vincenzo de Luca.

“Le imprese italiane hanno saputo cavalcare questi cambiamenti diventando leader nella produzione di elettricità da rinnovabili, grazie ad un cambio di visione, alla rapidità di azione e capacità di adattamento e alle competenze tecniche”, spiega Matteo Caroli, autore dello studio e Professore di Economia e Gestione delle imprese internazionali, Università LUISS Guido Carli e Associate Dean for Executive Education LUISS Business School: “Occorre ora superare una logica di breve termine, ad esempio con i PPA e individuare e implementare meccanismi burocratici maggiormente efficienti”.

 

Lo Studio

Già nel 2015 la percentuale di energia rinnovabile sul totale del consumo finale era arrivata sopra al 17%, e nel 2016 al 38%, raggiungendo il target europeo per il 2020. Tutto questo grazie all’eccellenza della rete distribuita nel nostro Paese, che l’ha portata, sempre nel 2016, a guadagnarsi il sesto posto nel mondo per capacità installata di generazione rinnovabile, con un valore di circa 34 GW. Promosso anche il nostro mix energetico, l’eccellenza è infatti generata dalla notevole diversificazione delle fonti utilizzate.

Oggi, secondo l’International Energy Efficiency Scoreboard 2018, il nostro Paese è al primo posto, insieme alla Germania, per efficienza energetica complessiva tra i 25 Paesi nel mondo maggiormente consumatori di energia. Le sfide alimentate dal processo di transizione energetica e dai target di riduzione europei stanno affermando nuovi modelli produttivi basati su impianti di dimensioni piccoli e diffusi sul territorio e sempre più vicini ai consumatori finali: la generazione distribuita. Aumentati anche gli investimenti globali nelle rinnovabili, passati dal 36% del totale (circa 2000 MW) nel 2008 all’82% (circa 11000 MW) del 2017.

Per affrontare al meglio le sfide che ci attendono, occorre da un lato soddisfare il grande bisogno di FER, favorendo un ulteriore salto tecnologico sul fronte dei sistemi di accumulo, le smart grid e la digitalizzazione dei piccoli impianti e dall’altro agevolare l’innovazione del mercato con un maggiore sviluppo della partecipazione della domanda ai mercati, di sistema di generazione distribuita e autoconsumo e una concorrenza trasparente nel segmento retail.

 
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